Digitalizzazione e giustizia alternativa. La soluzione per una giustizia efficiente

Partiamo da un dato: la riforma della giustizia, nel suo complesso mi riferisco alla chiusura per accorpamento di molti tribunali, degli uffici del giudice di pace, il ricorso alla procedura di Javier quali la mediazione della negoziazione assistita, la conciliazione escluso un arbitrato, ha contribuito ad una sensibile diminuzione del contenzioso civile pendente come risulta dalla nota illustrativa del Ministero che mette a confronto gli anni giudiziari 2013/ 2014 e 2014/  2015.

L’insieme di norme che costituiscono la riforma della giustizia civile sono il primo passo decisivo verso un cambiamento strutturale, ma anche culturale.

Siamo tutti consapevoli dell’eccessiva durata del processo civile sia la ragione di ripercussioni molto negative nell’ambito economico finanziario dell’impresa, ma anche per i cittadini che manifestano sempre meno fiducia verso la giustizia questo fenomeno dovrebbe essere “stroncato” in quanto una collettività che considera la tutela dei propri diritti una sorta di “Vulnus”, di voragine nella quale una volta precipitato all’interno, non sai quando potrai uscire, è una comunità malata.

Il principio della “denegata giustizia” è ormai molto diffuso nel nostro paese e le Istituzioni per riacquistare la fiducia dei cittadini e del mondo delle imprese non devono solo dichiarare intenzioni, ma devono essere propositive, costruttive per tornare ad essere credibili. La fiducia è un elemento che manca nella politica e quindi il cittadino non può essere fiducioso delle Istituzioni se queste sono terra di conquista di speculatori e ladri. Dunque riorganizzare il “sistema Italia”. Viviamo in un’epoca dove il tempo “veloce” con il quale dobbiamo fare i conti quotidianamente, non porta solo maggiori impegni da sbrigare in un tempo ridotto, ma anche le continue novità tecnologiche alle quali assistiamo portano a modifiche di abitudini, di modi di essere che caratterizzano la nostra epoca e dunque la società moderna. Quindi la tecnologia che svolge un ruolo primario nella vita di ciascuno di noi deve essere considerata, valutata dallo Stato e resa disponibile per risolvere le diverse esigenze dei cittadini. Il processo telematico è un primo grande passo verso la totale dematerializzazione degli atti di causa e quindi alla sua velocizzazione. Occorre continuare su questa strada, occorrono ulteriori investimenti tesi a migliorare, a perfezionare il buon funzionamento del processo telematico.

I cittadini, oggi, sono abituati ad avere risposte in tempo reale, a partecipare ad eventi, inviando propri commenti, foto tramite Twitter, Facebook. La tecnologia in continua espansione permette la partecipazione a programmi radiofonici, televisivi, in discussioni politiche sociali valore all’impegno sociale
Siamo testimoni di una collettività divisa, da una parte coloro che sono propositivi, critici, innovativi e determinati nel ricercare nuovi spazi lavorativi, ma anche di benessere e di svago, dall’altra, coloro che si dichiarano timorosi ad affrontare le innovazioni, contrari ai cambiamenti, alle abitudini consolidate, una parte conservatrice  e nello stesso momento schiacciata dal macigno della routine, della conservazione del proprio “status” acquisito con “tanta fatica”, recalcitrante e rassegnata a tutto ciò che non funziona. Ecco l’elemento sociale e culturale che le istituzioni debbono smantellare:
 i privilegi trasformati in diritti per pochi e la rassegnazione per tanti, la maggioranza.

Uno dei cardini di una democrazia compiuta e la “giustizia” già ricompresa, nei secoli, nelle quattro virtù cardinali assieme alla Prudenza, Fortezza e Temperanza.

Se la giustizia non è percepita dai cittadini come elemento forte che tutela e dunque sanziona i comportamenti contrari al diritto di ciascuno, la stessa democrazia può essere messa in discussione. Comportamenti scorretti non sanzionati portano il cittadino ad emulare l’individuo “impunito” che viene percepito come “il furbo”.

La riforma del decreto-legge 83/2015 convertito in legge 132/2015 è il primo deciso passo per scardinare quegli elementi. Occorre però non accontentarsi; i segnali sono fondamentali e quelli lanciati in questo ultimo anno dallo Stato son importanti, ma occorre riuscire a trasformarli in comportamenti concreti, in presa di coscienza, in fiducia, non solo dei cittadini, ma anche dei professionisti e soprattutto dell’avvocatura che si pone proprio come intermediario tra la collettività e lo Stato per tutelare il diritto del singolo con la giusta applicazione della norma e dunque della sanzione che deve diventare certa!

Oggi possiamo prenotare l’aereo, il treno, la casa in campagna, la casa al mare, possiamo programmare le nostre vacanze comodamente seduti avanti un pc in ogni paese del mondo dunque perché non ottenere giustizia con le stesse modalità? Certo il processo deve garantire la tutela dei diritti delle persone che non può essere confrontato con la procedura d’acquisto di un biglietto, che comunque già ti garantisce un posto riservato e la destinazione scelta. Il cittadino come l’imprenditore esige un servizio che funzioni, e per funzionare occorre che la gestione dell’organizzazione della giustizia venga aggiornata con congrui investimenti, che vengano previsti forti investimenti nella trasmissione telematica degli atti, la digitalizzazione del processo permette al giudice di vedere in tempo reale gli atti delle parti costituite, senza più la formazione di spaventosi ed ingombranti fascicoli d’ufficio, occorre aumentare la capacità in MB della trasmissione degli atti e degli allegati,  l’avvocatura deve operare per ottenere la definizione del contenzioso nel più breve tempo possibile. Ma per ottenere un risultato virtuoso di questo genere occorre tempo, quindi il legislatore è intervenuto proponendo mezzi alternativi al “processo civile classico”.

La riforma della giustizia ha intrapreso questa strada; ha licenziato mezzi alternativi al processo civile, la negoziazione assistita, la mediazione che sono da utilizzare. Non è d’uso nel nostro paese ricorrere a mezzi diversi da quello classico della causa avanti al giudice, ma il legislatore ha dato la possibilità alle parti in lite di tentare accordi prima di procedere nel contenzioso, come la negoziazione assistita, la mediazione, la conciliazione. Vi è inoltre la possibilità di ottenere giustizia, con le medesime garanzie del Giudice togato, ma in tempi celeri, con quella che viene definita “giustizia alternativa”: la procedura arbitrale. La svolta? Fare assumere un comportamento diverso soprattutto agli operatori del diritto che debbono utilizzare i predetti mezzi alternativi, in quanto idonei alla definizione di un gran numero di vertenze, le stesse, purtroppo, che hanno saturato e saturano ancora oggi i tribunali. Occorre proporre formazione ad hoc per sensibilizzare l’avvocatura che è recalcitrante ad assumere la responsabilità della gestione anche di una parte della giustizia. Sono convinto assertore che l’avvocatura per preparazione e cultura giuridica ha tutti i numeri per poter risolvere una gran parte delle liti insorte tra le parti tramite la negoziazione assistita che con la mediazione, ma anche ricorrendo all’arbitrato, anziché al Tribunale. Per ricorrere alla procedura arbitrale in modo sicuro senza pregiudizi occorre garantire l’imparzialità indipendenza e la competenza dell’arbitro, occorre applicare compensi equi. Formati gli avvocati ad assumere la postura di arbitro con corsi di formazione specifici occorre informare la società civile dell’esistenza di una procedura che in modo celere è legittimo ti assicura la soluzione della vertenza con una modica spesa! Un mutamento che deve smantellare quella “forma mentis” conservatrice che accompagna una parte dell’avvocatura e della magistratura resistente ad ogni modifica o mutamento degli assetti precostituiti.  Se si arrivasse a breve a tale presa di coscienza potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione copernicana per l’amministrazione della Giustizia e dunque dei suoi risultati a favore di cittadini.